Full immersion nella terra del preziosissimo oro umbro che il mondo ci invidia insieme a Olga Urbani, madrina e fan accanita
Ore 8
Mi sveglio e già il tartufo mi inebria: vado al lavoro passando per la tartufaia, assieme a Mina, la cagnolina di mio figlio. Per lei è un gioco, ma lo scorso anno ha cavato circa 100 kg di tartufo invernale. Pesa solo 5 kg, vale più oro di quanto pesa! Arrivo in ufficio già con le mani piene del nostro oro umbro.
Ore 9
Puntuale come sempre la chiamata di mio figlio Francesco: segue la filiale di Londra, e il suo primo pensiero è per Mina. Talvolta mi sento una dogsitter, ma il nostro amore per i cani da tartufo è radicato nelle nostre anime.
Ore 9:30
Arrivo in azienda: sono vent’anni oggi, ho ereditato la tenacia da mio padre, un osso duro. Lui è in ogni angolo di Urbani. Come prima cosa scendo a vedere le partite di tartufo con i miei cugini Carlo e Gianmarco.
Ore 13
Pranziamo tutti insieme, dipendenti e cugini, all’Accademia del Tartufo, con chef o ospiti di passaggio. Io mi porto un “misero” pranzo da casa perché sono spesso a dieta, ma non dimentico mai qualche scaglia di tartufo, la mia vita.
Ore 14
Inizio le video call con le venti filiali in tutto il mondo. Con il mio secondo figlio Luca e il cugino Carlo mi concentro sulle sedi in Asia e organizzo la consegna di un tartufo bianco al re Carlo d’Inghilterra, come di tradizione facciamo con i vari capi di Stato.
Ore 18
Vado dal mio “terzo figlio”: la Fondazione Giulio Loreti di cui sono presidente insieme a Sandro Loreti, mio ex marito. Qui aiutiamo le persone che non si possono permettere cure a pagamento o di aspettare i tempi imposti dalla mutua. Il momento più bello della giornata è quando un malato regala un sorriso: non ha prezzo. E dà senso a tutta l’esistenza.
Articolo di Camilla Rocca